” Viene dalle magre Americhe del sud, suddite di nord, viene dalle tirannie fratricide il più felice guizzo guappo e prestigiatore del calcio di ogni tempo. Maradona, Armando Diego, argentino come il tango, è venuto a far sgranare gli occhi e spellare le mani dagli applausi al vecchio continente. Il suo piede sinistro è stato il più sofisticato strumento di precisione della geometria e giocoleria del calcio. Venuto a vincere? Si, anche quello, ma non quanto poteva. Senza una quota di spreco non si dà grandezza. Grandezza è anche infischiarsene dei risultati, delle somme tirate. Badare di più invece all’attimo felice del palleggio, allo scatto, al passaggio che lascia a bocca aperta. Non è stato solo talento. Maradona fu atleta in avanzo sui tempi, allenamento doppio che metteva una molla dentro le gambe corte lanciate a mulinello più che a corsa, a divorare spazio. Napoli l’ha avuto nei suoi anni Ottanta, nel tempo in cui cambiava i connotati, si staccava dal sud per agguantare un lembo di nord. Napoli ha avuto Maradona non come re, ma come anello al dito, quello nuziale. I re spettano a città monarchiche, Roma, Torino. Napoli città anarchica ha avuto Maradona in dono dall’America del sud, a contropartita dei milioni di emigranti salpati dal molo Beverello per Rio De La Plata. Napoli ha a avuto i carati preziosi dei suoi piedi a titolo di restituzione. Maradona le assomigliava. Come lui, la città poi si è lasciata andare, sazia del trionfo, che dev’essere breve, se no opprime. È il trionfo breve a restare perfetto nella memoria; non le dozzine di scudetti, ma il paio.” Erri De Luca.