“Nel febbraio del 2009, a poco tempo dalla nomina di Diego Armando Maradona a ct dell’Argentina. ci dirigemmo a Marsiglia per disputare una partita amichevole contro la Francia. Nella vigilia della gara ci allenammo nello stadio, nel quale Diego lavorò con gli undici titolari ad una seduta tattica, mentre io restai col resto del gruppo. Al termine dell’allenamento, Mascherano, Tevez e Messi gli chiesero di restare a tirare in porta, e Diego acconsentì. La ‘Pulga’ sistemò il pallone sulla sinistra ed il suo tiro finì alto, sopra la mano destra di Carrizo. Leo fece un gesto di disappunto e quando si diresse verso gli spogliatoi gli dissi: “Dimmi una cosa, un giocatore come te va sotto la doccia dopo questa porcheria? Non rompere i coglioni, prendi un pallone e riprovaci!”. Appena terminai di pronunciare questa frase arrivò Diego, che aveva sentito tutto, come sempre. Gli diede una pacca sulla spalla e gli disse: “Leito, figliolo, vieni qua. Lo rifacciamo”.
Era come un professore con un alunno: “Metti il pallone qui ed ascolta: non staccare così presto il piede dalla palla, altrimenti lei non sa quello che vuoi”. Così, la accarezzò col suo sinistro e la mise all’incrocio, gonfiando la rete di fronte allo sguardo colmo di ammirazione di Messi. E c’è ancora chi parla della gelosia di Diego… ma quale gelosia? Gli ha aperto il mondo del suo sapere senza chiedergli nulla in cambio. Io voltai le spalle ed andai via, avevo già visto troppo”. (F. Signorini)